INCONTRO CON NICOLA GARDINI 16 novembre 2012
NICOLA
GARDINI - LE PAROLE PERDUTE DI AMELIA
LYND

Lo scorrere della vita è registrato dal
narratore, il piccolo Chino, che
osserva
le vicende con trepidazione, curiosità, timore. Egli è chiuso nella sua
infanzia, nel mistero di chi scopre cos’è l’esperienza. Sembra un bambino muto,
che ancora sia alla ricerca di parole appropriate e che “imparerà” a parlare e
a pensare osservando l’esperienza del vivere, grazie all’aiuto di un’angelica
presenza o di un’antica fata. Chi lo aiuta
in questa ricerca è Amelia Lynd, che parla perfettamente inglese e italiano,
viaggiatrice giunta da lontano in via Icaro, con un bagaglio di parole perdute
(un dizionario da lei compilato con il quale insegnava ai bambini e che sembra
essere più che un vocabolario, un
romanzesco intrecciarsi di
storie, esperienze, riflessioni), delle quali
metterà a parte Chino. Amelia, la “Maestra”, come viene ribattezzata
dalla madre del bambino, suscita le curiosità più sfrenate delle signore del
palazzo, che fanno a gara per avvicinarla e che invidiano profondamente la
signora Elvira, la quale ha con lei un ottimo rapporto, soprattutto grazie a
Chino. Il bambino frequenterà l’appartamento di Amelia che si trasforma
nell’aula di una scuola speciale. Nel soggiorno della Lynd si distilla
sapienza, conoscenza, dialogo comunicante. Il libro delle parole perdute
diviene lo spunto per un infinito
intrattenimento di ogni domanda, di ogni ansiosa curiosità del piccolo Chino
che, proprio in casa di Amelia, verrà ribattezzato Luca (da lucky, fortuna). Nome perduto e
ritrovato, Luca sostituisce Chino, introducendo il bambino ad una conoscenza
sapienziale del mondo, di cui Amelia è la custode. E’ questo un nome
importante, perché segna il passaggio dall’infanzia inconsapevole ad una
adolescenza attenta e partecipe. Sappiamo che Chino/Luca si iscriverà al liceo
classico e riuscirà bene negli studi, perché Amelia è la sua mentore e nella
casa di lei Luca si avvicinerà e conoscerà il mondo come luogo di segni, di cui
il dizionario perduto della signora Lynd diviene la stele di Rosetta.
Muore misteriosamente Amelia e appare, deus ex machina, il figlio Ippolito, che
non può sostituirsi a lei nel rapporto con il giovane Luca, che però, avrà
comunque in lui una guida. Anche Elvira si “innamorerà” di questo figlio della
Maestra; tra loro il rapporto procederà anche per ambiguità: il gioiello che
Ippolito regala a Elvira che lei interpreta come pegno d’amore. Tutto finisce
con un incendio e l’abolizione della portineria, la partenza di Ippolito e… un
regalo per Luca: l’ “anima della adorata
Olivetti”, bruciata ma con i martelletti
ancora intatti e le lettere ancora leggibili. Regalo meraviglioso: allegoria di
una piccola biblioteca di Babele con cui Luca scriverà la propria avventura nel
mondo.
Cecilia
Ghelli
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